L’avvento dell’AI sta portando le aziende a cambiare il proprio modus operandi: sono proiettate sull’automazione dei processi, tenendo però sempre conto della componente umana e di come le soft skill possano essere centrali in questa nuova trasformazione.
Lo sottolineò già a suo tempo B.F. Skinner, professore ordinario all’Università di Harvard tra il 1958 e il 1978: “Il vero problema da risolvere non è tanto se le macchine siano capaci di pensare, quanto se gli uomini continueranno a farlo”.
Il futuro dunque dipende, in un modo o nell’altro, anche in questo particolare periodo storico, dall’uomo e dalle scelte che compie, necessitano di una componente spesso trascurata a discapito dell’approccio meramente tecnico, e cioè quella critica. Questa componente permette agli utenti di agire in modo consapevole nei confronti di questa nuova tecnologia, così capace di spostare gli equilibri.
Negli scorsi mesi, sul portale del World Economic Forum, è apparsa una classifica delle 15 top skill per i lavori del futuro:
Anche (anzi, soprattutto) nell’era dell’AI le soft skill sono fondamentali perché consentono di comunicare efficacemente, pensare in modo critico e aumentare l’aspetto creativo.
Non conta quindi essere avanti solo sotto l’aspetto tecnico e operativo: è richiesto un forte background umano.
L'impatto dell’AI sarà globale e la sfida più grande che ogni stato dovrebbe affrontare, ancor prima che ogni azienda, è quella di normalizzarla rendendola, oltre che appetibile anche ai più diffidenti, disponibile per tutti. Un mezzo comune per ogni obiettivo, regolato logicamente sotto ogni punto di vista etico.
Si tratta di una sfida enorme e difficile: pensiamo per esempio a Google che dispone di versioni diverse del suo motore di ricerca in base alla parte del mondo in cui ci si trova. Bisogna sedersi al tavolo e discutere: cercare una via comune che sia regolata per essere adattabile ad ogni cultura, popolo o storia.
Il compito degli stati, dunque, è quello di evitare che questa tecnologia diventi uno strumento al servizio di pochi, ma che sia realmente a vantaggio di tutti: senza confini, senza barriere.